Primo giorno di lezione di un corso di letteratura a cui tieni particolarmente, vuoi fare colpo.
Il prof è il presidente del corso di laurea, nonché una brava persona (o almeno lo sembra), coi suoi capelli ondulati ingrigiti, gli occhiali e la barba non fatta.
Primo banco, per farsi notare subito attente, ché questa specialistica la vogliamo fare fatta bene, non come la triennale, ci diciamo per i corridoi, mentre aspettiamo che inizi la lezione. Durante la presentazione del corso le prime figuracce: sicuramente, al vostro livello di laurea, conoscerete Tizio Caio e Sempronio, e avrete letto Questo Quello e Quell’Altro Ancora, e saprete che un titolo scritto così significa… Panico. Noi non sapevamo niente. Non avevamo letto niente. Non conoscevamo nessuno. Classico: quando fai parte della prima fila di un’aula, non sai mai rispondere alle domande, e allora fai la figura del pesce. Andando avanti, dopo l’interminabile lista di libri da studiare, saggi da scaricare, romanzi da leggere, il top: ragazzi, il corso non è finito qui. È da integrare con un ciclo di diciassette conferenze obbligatorie che si tengono tutti i martedì pomeriggio blablabla…
Ecco fatto, tutte le mie speranze di fare bella figura all’esame sfumano sulla parola martedì. Alzo la mano, interrompendolo, naturalmente con un problema che era solo mio, ché credo che al resto dell’aula non sia interessato un granché. Professore mi scusi, ma io il martedì pomeriggio lavoro sempre, che faccio? Grande sfoggio di capacità linguistica ed educazione. Lui però non si scompone, mi guarda dai suoi occhialetti e mi fa, seriamente preoccupato: “Be’, dovrebbe aggiungere un paio di testi in più signorina, che così mi sembra un po’ pochino.” Ingoio e mormoro un vabbè, ne parliamo in privato al ricevimento.
Lezione successiva, prima lezione ufficiale, ché quella dell’altro giorno è servita solo a darci informazioni tecniche. Prima fila, decise a fare bella figura nonostante l’inizio incerto, che velocemente si è trasformato in un inizio col piede sbagliato. Alla fine della lezione, notando che il prof si attardava alla cattedra guardandoci uscire, mi azzardo ad avvicinarmi e chiedergli se possiamo parlare della mia bibliografia supplementare. Lo vedo un po’ assente, e allora domando se preferisce pensarci un po’ su. Quando lui risponde di sì, mi allontano e faccio per andarmene, quando poi sento alle mie spalle: “Lewis Carroll.” Mi giro, e più educatamente possibile, pensando di aver sentito male, chiedo: “Cosa?” E mi sento rispondere se conosco Lewis Carroll. Dopo un’altra lezione in cui dopo aveva nominato una lista di sconosciuti, ero quasi incerta; magari si riferiva a un altro Lewis. Quindi dico, sì, Alice, giusto? Legga Alice e anche Attraverso lo Specchio. E io, molto stupidamente, mi faccio scappare un sospiro di sollievo e un “Già l’ho letto!”. Maledetta lingua che non sta mai ferma. “E aggiunga anche blablabla…”. Il blablabla sarebbe un testo inglese da studiare, che però ha un titolo che mi ispira, e quindi non faccio obiezioni e me ne torno tutta contenta a casa. Nel momento in cui cerco i libri, quello che devo fare in più io è l’unico che non trovo. Né in formato digitale, né su amazon.co.uk, né da nessun’altra parte.
Terza lezione. Stavolta quello di cui parla lo capisco, siamo entrati in territorio neutrale e facciamo anche qualche intervento durante la spiegazione. Tuttavia, alla fine della lezione, lo incastro di nuovo. Io il fatidico libro non lo trovo da nessuna parte su internet. Lui ci pensa un attimo e mi suggerisce un sito dove cercarlo, che effettivamente non avevo considerato.
E niente, ho appena rilevato, da quel sito, che tale libro si trova solo in America, al modico prezzo di € 70,00. Ne ho trovato uno usato in Inghilterra, ma pure lì, per le spedizioni solo macelli, dato che è di un privato. Allora ho provato a cliccare su “trovalo in una biblioteca”, mi sono detta che al massimo mi sarebbe toccato leggere la lista di tutte le biblioteche di Italia, ma che una a Roma l’avrei trovata che ce l’aveva.
Ohio. L’unica biblioteca che possiede il libro sta in Ohio.
E mo come glielo dico al professore? Già immagino la quarta lezione.
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