domenica 6 febbraio 2011

Existential Issues

Considerazioni sulla natura romanzesca della vita. O meglio, quando la letteratura ti dà alla testa.

Si parla tanto di libertà dei personaggi, della loro autonomia, e della loro passione imprevedibile che coglie di sorpresa anche il loro creatore. L’autore capisce quando un personaggio ha bisogno di andare in pensione, togliendolo di mezzo per rimpiazzarlo con un nuovo eroe. Ma è la volontà del personaggio che prevale, o l’autore che finge di conoscere il “personaggese”? Eterno dilemma che affligge anche noi, personaggi in cerca d’autore, per dirla come Pirandello, che abbiamo bisogno di credere di essere liberi, ma anche di essere dominati da una forza misteriosa, tale Dio, Destino, Caos.
È che questo libero arbitrio ci fa paura. Ci mette davanti a scelte irrimandabili, responsabilizza le nostre azioni, ci rende autonomi dall’Autore che cerchiamo continuamente. Ma allora cosa è meglio? Il controllo o la totale libertà? Perché è così difficile pensare che i personaggi siano liberi?
È più facile credere di essere burattini, anziché negare l’esistenza del Romanziere?

"...Mentre osservavo la luce blu alla base delle fiamme dorate, mi venne in mente che, forse, ero il personaggio di un libro. Così come Albie si era domandato se la sua vita da sveglio fosse un sogno, e viceversa, d'un tratto pensai che la mia stessa esistenza potesse essere soltanto una riga di parole su una pagina, una serie di frasi che formavano un paragrafo, una successione di paragrafi che costituivano un capitolo: un'invenzione pura e semplice."
Eileen Favorite

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