giovedì 10 febbraio 2011

I am Strong, I am Invincible, I am Woman

Lo spunto -se poi c'è bisogno di uno spunto per affrontare certi argomenti- l'ho preso da un articolo su Vanity Fair di questa settimana. La domanda da un milione di dollari è questa: non è forse giunto il momento, dopo 150 di Unità d'Italia (e dopo duemila minchiate, tipo la festa dell'Unità e altre scemenze simili), che una donna si candidi come Presidente del Consiglio? In particolare, l'articolo di Lerner suggerisce due alternative a tale candidatura, la Bindi e la Bonino. Quello che credo io è che il punto, in Italia, non sarebbe chi candidare/votare, ma come gli italiani reagirebbero a tale proposta.
La donna, purtroppo o per fortuna, non ha raggiunto manco lontanamente lo status a cui aspiravano le nostre suffragette. Anzi. Si insulta la loro impresa contaminando una festa (l'8 marzo) di sapori maschilisti, che celebrano la donna solo come delicato fiorellino, come oggetto del desiderio, come qualunque cosa tranne il motivo esatto: ricordare i motivi della protesta delle famose ragazze. Se nel 2011 siamo ancora alle prese con i cliché secondo cui le donne o sono considerate una minaccia troppo grande, o una debolezza a cui non c'è rimedio, come si fa a proporre la donna Presidente del Consiglio in Italia? Certo, le donne possono essere a capo di grandi imprese; sono libere di fare carriera nell'esercito; di studiare per diventare avvocati di successo. Però 'sta festa dell'8 marzo le riduce sempre e solo a quello che la società concepisce come "donna". Che ultimamente si rispecchia molto in ciò che la TV sponsorizza come tale (vedi tutte le categorie che finiscono per "ine").
Quando negli USA alle scorse elezioni si candidò la Clinton ci fu un'approvazione generale, tutti in subbuglio per questo episodio. O ancora prima, quando la Merkel ha raggiunto un grande traguardo, diventando Cancelliere della Germania. Tutti infiammati, cuori ardenti che approvavano queste dimostrazioni di coraggio, coraggio nel cambiare la Storia, nel formare la Storia. Ma poi, come si vede anche solo affacciandoci dalla finestra, la realtà qui da noi è quella che è. Pieno di idealisti, il Mondo è rimasto a corto di combattenti.
Proprio pochi giorni fa, ho dovuto ascoltare questa frase: "Non c'è niente da fa', si può anche dire che le donne abbiano fatto passi in avanti verso l'emancipazione, ma mettete un bimbo in braccio a una di loro, uscirà fuori la loro vera natura". Perché, non si può forse essere mamme e manager, figlie e maestre, zie e nipoti? Le etichette devono sempre intaccare tutto? Perché l'essere "Donna" deve avere in sé delle caratteristiche a discapito di altre? Ognuna non può essere Donna a modo suo?
Anche se personalmente non credo che il nostro Paese sia ancora pronto per avere una figura femminile alla guida, questo è l'augurio: spero che la prima Presidentessa del Consiglio sia quante più cose le riesca di essere: madre, cantante, atleta, patita di scarpe, film, libri, un maschiaccio, una viaggiatrice, cuoca e pittrice. Che sia Donna, a modo suo.

3 commenti:

  1. Siamo un paese di bigotti ipocriti Trix!
    penso che avremo tutto il tempo di essere seppellite e digerite dalla magre terra prima che una cosa simile possa accadere!!!

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  2. lo penso anch'io! Bigotti e ipocriti sono i migliori complimenti che tu potessi fargli!

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